(Warning: se vi reputate essere enosnob, birrofighetti o quant’altro fermatevi sulla soglia di questo post. Questo è un post leggermente e volutamente trash)
A quanto di noi sarà capitato di dire “Ma dai, stasera cinese” intendendo uno dei tanti locali che popolano le nostre città e paesi che propongono oramai piatti standardizzati e straconosciuti, locali da cui 9 volte su 10 si esce con addosso l’odore di fritto? Certo, poi ci sono le eccezioni, dove anche la cucina cinese e/o giapponese assume altri contorni ed aspetti, ma qui ci fermiamo al discorso più nazional-popolare. Tanto per capirci quei ristoranti cinesi dove mangi gli involtini primavera (surgelati, il più delle volte), i ravioli al vapore di carne o verdura, le nuvole di drago, il riso alla cantonese, il pollo alle mandorle e il maiale in agrodolce… dove il glutammato costituisce una base monocorde e quasi rassicurante per ogni piatto.
Ebbene sì, questa sera è stata una di quelle: rientrati a casa tardissimo, nulla di pronto per cena e quindi fai di necessità virtù. E già che se faccio 30, mi sacrifico volentieri per la causa e faccio 31, bevendo la solita birra cinese, la Tsingtao Lager della Tsingtao Brewery. Insomma, la Peroni o la Moretti (tanto per fare nomi celebri) cinese (a cui manca sia la biondona sia l’uomo con i baffi :-))… però fa figo e non impegna (e poi sempre meglio dei vini proposti che spesso e volentieri fanno venire voglia di bere acqua, possibilmente naturale)… poi vai sul sito, ti documenti un po’ e scopri che il produttore c’è da più di un secolo, che esporta in tutto il mondo, che questo prodotto è il primo ad essere stato esportato senza troppe difficoltà ed probabilmente uno dei più conosciuti a livello planetario.
Quindi bando all’ironia e torniamo ad essere per un attimo seri. La Tsingsao sta alla birra come il Tavernello sta al vino. No, forse così è un po’ cattiva: la Tsingtao è sui livelli di una birra di qualità medio-basso che trovi sugli scaffali dei supermercati. Senza infamia e senza particolari lodi… colore paglierino abbastanza carico, versata ne bicchiere fa una schiuma che svanisce in un attimo. Al naso è basica e semplice, con qualche ricordo fruttato e il luppolo in primo piano. Non è che posso inventarmi chissà quali cose o descrittori. In bocca gli aspetti più evidenti sono l’acidità e le note amarognole. Insomma, una birra da 4,6% che si beve senza problemi, soprattutto se fredda e che grazie a questo profilo acido tende a pulire bene la bocca dalla sensazione di grasso e di spezie leggermente piccanti che spesso e volentieri accompagnano la cucina dei ristoranti cinesi. Volete che vi dica che non è buona? No, non posso, sarei scorretto. Non è entusiasmante, non è emozionante, ma almeno assolve alla sua funzione: accompagnare senza difficoltà piatti semplici e leggermente grassi. E per 4 euro (prezzo ristorante) va più che bene…..
Viva il trash…., una volta ogni tanto…
Tsingtao Lager – Tsingtao Brewery
Posted in: Birra
– 12 Gennaio 2011
La cosa ORDINARIA della birra è che viene più o meno bene in ogni parte del mondo. Ogni paese ha la sua birra ed ovunque l’ho bevuta, meglio se ghiacciata in qualche viaggio estivo magari, non l’ho mai trovata pessima. Il vino invece è differente, l’uva non cresce ovunque ma a determinate latitudini, e non tutti lo sanno fare bevibile. In korea per esempio, dove ho vissuto per 1 anno e frequento costantemente da 3, non ne sono capaci. Questo lo rende un prodotto STRAORDINARIO a differenza della birra…
Sarà ordinaria, però anche il vino, laddove viene fatto, può essere banalizzato se non addirittura ridicolizzato (basta pensare a certi vini). Però anche la birra ha punte di straordinarietà (piacevoli o meno, facili o difficili, prendi il lambic ad esempio). Generalizzare è sempre rischioso. Però è vero: la birra la trovi ovunque, il vino no. Ma in Korea fanno vino? Non sono un po’ troppo a nord?