Immagine presa in rete.
La lontananza dal blog non è dovuta, come accaduto in passato, a scazzo o stanchezza.
Da un lato c’è un progetto su cui sto lavorando con enorme fatica e difficoltà e di cui spero di vedere i frutti verso febbraio o marzo.
Dall’altra c’è la vita, fatta di mille impegni, lavoro da conservare lottando con unghie e denti, piccole o grandi paure che si affacciano e ogni tanto tolgono il respiro.
Vai in apnea, incapace di risollevare il capo, facendosi prendere dallo sconforto, dall’ansia e dall’isterismo.
Poi poco alla volta ti appropri nuovamente di quelle energie residue e riparti, ricostruendo.
Il blog, il parlare di vino è per me una, scusate l’ossimoro, malattia positiva.
Mi faccio ridere da solo quando davanti a un bicchiere di vino sento l’esigenza di prendere “appunti”, che sia sul quadernino o su un tovagliolo di carta poco importa.
Gli amici o conoscenti mi reputano, oltre che maniacale in questo mio agire, anche un “esperto”: anche questo mi fa sorridere assai.
So bene che ci sono degustatori molto più bravi e raffinati.
Come ci sono scrittori/cantori decisamente superiori in fatto di tecnica narrativa.
Però a me piace.
E oltre al piacere c’è un elemento che ho sempre un po’ sottovalutato: nei momenti in cui prendo appunti o scrivo un post, mi libero da molte energie negative.
Libero la mente, come si dice banalmente, stacco.
Anche perchè in questo modo tendo ad analizzare i vari aspetti della vita sotto un altro aspetto.
Sia chiaro: non è che ci debba abbandonare all’ebrezza di Bacco, scivolando lungo il crinale dell’etilismo. Nulla di tutto ciò.
Catartico, mi verrebbe da dire.
In fondo l’accumulo di molte scorie mentali di questi ultimi tempi è legato anche all’assenza dalla e della scrittura.
Potere della scrittura.
Più passa il tempo e sempre più mi rendo conto che non ne posso fare a meno.
Fabrizio, molto tempo fa lessi (che non sono i bolliti) una intervista di un famoso scrittore. Non ricordo chi fosse il famoso scrittore, ma ricordo l’intervista.
Alla domanda “Che consiglio può dare a un giovane che voglia scrivere” rispose secco “Un consiglio? Gli consiglio di smettere, se riesce. Ce ne sono già troppi così”.
Buon tutto.
In francese si chiama “crayon” ..la matita
..Scrivere a matita sul tovagliolo, su qualunque carta in bella grafia o scarabocchiando impressioni e sentirsi travolgere dalla paura del “fogliobianco”..poi l’adrenalina e,quasi come in trance, buttar fuori tutto quello che c’è ..
E ce n’è ..
Avanti tutta!.)
Caro Fabrizio, ti capisco…è la stessa sensazione che provo io. Scrivere di vino, raccontare la bottiglia che stai bevendo, cercare di trasmettere emozioni, mi fa stare bene e mi da una grande carica positiva. Mi importa poco cosa pensano gli altri, a me importa trasmettere le mie sensazioni….
In bocca al lupo per tutto
Caro Fabrizio,
dopo molte notti insonni dovute perloppiù a letture enoiche, comprese le tue, ho raggiunto l’estasi della comprensione.
T ‘sei ‘n gran piciu.
“gentile” Realdo, il problema è tuo e sei tu ad essere un gran picio nell’aver perso preziose ore di sonno leggendo il mio blog e perdendo ulteriore tempo a scrivere il tuo commento. Non saluti. Fanculo
Scrivere è una dolce droga, potente e a volta tradittrice.
Tanti belli sogni.
Fanculo al Re, disse Tommaso infilando un dito nel naso per ben odorare il vino che poi lo avrebbe reso patecipe di un Trionfo.
Fanculo pure a Te Enofaber